Mio Duce ti scrivo di Massimo Martella

Il film documentario racconta uno dei periodi cruciali dell’Italia attraverso una visuale inedita: quella delle centinaia di migliaia di lettere scritte dagli italiani a Benito Mussolini. Uno spaccato da scoprire e vedere delle mentalità, i bisogni, le vite, di un popolo che spesso chiedeva risposte a un solo uomo.

Durante il ventennio, italiani di tutte le età, sesso ed estrazione sociale prendono la penna per scrivere al duce. Sono conti e contadini, studentesse, suore, prostitute, scrittori e analfabeti, lavoratori e soldati al fronte. Molti scrivono per chiedere aiuti economici, alcuni per denunciare torti o illegalità, ma la maggior parte vuole soltanto comunicare a Mussolini la fede nella sua persona, con una devozione che sfocia a volte nell’adorazione.

Un carteggio sterminato di centinaia di migliaia di missive, selezionato, interpretato da quattro attori (e corredato dalla testimonianza di un mittente d’eccezione, Andrea Camilleri), che vale come uno straordinario spaccato al vivo della vita nel ventennio. Queste lettere raccontano la storia, le speranze, i dolori di chi le ha scritte; e mostrano in che modo è nato, è cresciuto e poi si è infranto quel rapporto di affetto senza intermediari che Mussolini, grazie anche al pervasivo uso della propaganda, seppe creare con gli italiani. Di tutta questa immensa mole di corrispondenza, solo una parte è arrivata fino a noi; la stragrande maggioranza è andata distrutta nell’immediatezza della fine del fascismo. Ciò nonostante, nei sotterranei dell’Archivio Nazionale di Stato sono tuttora custoditi circa tremila faldoni, contenenti un totale approssimativo di circa 5-600mila lettere. In parte catalogate per mittente, ma da una certa data in poi archiviate in maniera sommaria per argomenti.

MASSIMO MARTELLA
Diplomato in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, ha realizzato alcuni cortometraggi fino al primo lungometraggio del 1993, Il tuffo, presentato alla Settimana della Critica della Mostra Cinematografica di Venezia nel 1994, dove ha vinto il premio Kodak. Tra i numerosi riconoscimenti ricordiamo la candidatura ai Nastri d’Argento nel 1995.
Vincitore di un premio Kodak della stampa alla biennale di Venezia per la migliore opera prima con “Il tuffo”.
In “Ris” e “Distretto di Polizia” c’è il suo lavoro di co-autore e di supervisore.